Autrice: Silvia Sabbadini
Esistono, oggi più che mai, moltissimi libri di auto-aiuto, psicanalisi, psicologia, e quasi tutti sono scritti da addetti ai lavori. Come superare le paure, accrescere l’autostima, capirsi o capire l’altro.
Una percentuale decisamente più bassa è lasciata a chi racconta cos’è la terapia affrontata da paziente.
Nell’incipit di
Anna Karenina, di Lev Tolstoj, si legge che «tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo». Per quanto impopolare sia andare contro a un grande classico della letteratura, qui no: tocca dissentire. L’infelicità “familiare” della protagonista è un’infelicità comune, condivisa da tante coppie che smettono di amarsi.
L’approccio alla psicoterapia non è indolore né scontato. Qui è raccontato dal punto di vista di una donna che, per buona parte della vita, ha creduto di poterne fare a meno. La crisi profonda di cui si sente vittima la porta a imboccare, non senza un’iniziale diffidenza (frutto di pregiudizi e incontri sbagliati), un percorso tortuoso che spera possa essere funzionale alla risoluzione del conflitto. Perché c’è un matrimonio da ricomporre a tutti i costi, ci sono banchi di nebbia che offuscano la visuale, ci sono salti nel vuoto e passi falsi.
Laddove la vita sembra dispensare solo dispiaceri e disagio, si può tornare a risalire la china? Il disperato bisogno di contenere l’idea di coppia può a lungo ignorare il bisogno di spazio del singolo?
I colloqui con la terapeuta diventano così la cassa di risonanza per tutte le emozioni che, settimana dopo settimana, traghettano la protagonista verso consapevolezze nuove.
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