
Un’interessante recensione di Irene Giuffrida al libro “Teneri lupi” del giornalista Paolo Di Mizio (Capponi Editore, 2017, € 18,00) è stata pubblicata lunedì 3 luglio sulla pagina culturale del quotidiano “La Sicilia“.
Di seguito il testo dell’articolo.
“Teneri lupi”, lotte e ferite: un diario di vita (Irene Giuffrida)
“Teneri lupi” (Capponi Editore, febbraio 2017) di Paolo Di Mizio, storico volto del Tg5, è un singolare viaggio nell’esperienza, esterna e interna, riflessa nel limpido specchio dell’arte. È uno specchio cristallino, la superficie di un mare in cui vengono a galla i nodi dell’esistenza, quelle “spaventose belve” che diventano docili al ricordo: i “teneri lupi” evocati dal titolo. «Sono gli scontri, le lotte, le ferite», i giorni in cui le onde della vita si accaniscono contro di noi, marinai e guerrieri privi di equipaggio ed esercito.
Anche il lettore è solo per le strade del diario esistenziale, ed è chiamato, come nella vita, a edificare i propri punti di riferimento. Sgomento dai ricordi di guerra, memore del dramma insolubile dell’esistenza, accompagnato, nella propria, dalla solitudine del poeta. Il mondo è un mare, costellato di isole, e il diario, nella molteplicità dei generi narrativi, ne ricostruisce l’eterogeneità. Il viaggio è un’esplorazione, l’artista è un pioniere, nell’atto del tradurre. Valica i confini linguistici, semantici, propone orizzonti altri a chi legge.
Speciale è l’avventura verso i mari del Sud, luogo geografico che per la fascinazione letteraria si trasforma nell’altrove simbolico in cui risiede una felicità compiuta, sempre accessibile oltre il proprio ordinario.
“Con le stigmate dell’Occidente” ci accostiamo, nella “Parte seconda”, a un universo altro, che rappresenta “quel non più” e “quell’avrebbe potuto essere”. Lo spazio di un’irrealtà ancora pensabile, perché legata alla memoria e all’atto, magico dell’arte. Quella sola trascendenza concepibile dall’autore, ateo dallo spiccato sentire morale, che può accoglierci al di là dell’Esistenza.
Una sfida alla disperazione
“Teneri lupi” è un libro disperato, in cui la disperazione non vince: lucido di sguardi l’autore racconta un sotterraneo sentire esistenzialista che attraversa la storia, scompaginando ogni cronologia accademica.
L’uomo è in eterno scacco, non può avere la meglio sulle condizioni dell’esistenza insensata sull’eterna conflittualità delle coscienze, sulla nullificazione minacciata dagli eventi catastrofici quali la guerra (di cui, da giornalista, Di Mizio è attento testimone). Ma combatte e naviga, e l’amore che nasce dalla volontà di raccontare la paura, le battaglie in Medio Oriente, di fermare l’odio generando vita, o di cristallizzare in arte un sentimento irrealizzato, è la trama segreta che come un’ossatura invisibile e robusta sorregge l’intera opera, controbilanciando con i suoi sottilissimi collegamenti segreti, tutto l’orrore e lo sgomento umano che più facilmente emerge, nel libro e nella Vita.
