Autori: Giuseppe Marucci, Laura Ciotti, Brunella Graziani, Maria Elma Grelli, Don Paolo Sabatini
«Lo Statuto è un appiglio, un’ancora, la prova documentale di una storia passata, la bandiera che può tenere la comunità unita intorno al valore della sua antica esistenza».
L’importanza della riscoperta della pergamena trecentesca, contenente le Rubriche dello Statuto del Castrum Lamae, nell’archivio parrocchiale di Santa Maria in Mignano, in occasione del riordino dell’archivio antico nel luglio 2021, ha fornito la possibilità di un’analisi comparata dell’eccezionale documento con lo Statuto delle Ville della Lama, approvato nel 1545. La cosa più interessante è il fatto che il contenuto della pergamena, pur essendo riferito solo a sei Rubriche dello Statuto trecentesco relative al Libro sui “Danni Dati”, è praticamente identico a quello delle Rubriche corrispondenti del Libro sui “Danni Dati” contenute nello Statuto cinquecentesco.
Tutto ciò ha aperto uno squarcio nella storia del Comune di Castel di Lama, che lega la vita comunitaria presente a quella di settecento anni fa. Il risultato non è solo all’attenzione degli studiosi ma è un forte contributo alla crescita della memoria e dell’identità collettiva.
Infatti il nostro presente, la nostra vita, hanno in sé la memoria e il senso di un passato che si intreccia, ci rappresenta, ci identifica. E se anche ci pensiamo come comunità possiamo considerare valido questo patrimonio, che non sarà più personale, ma ugualmente si intreccia, ci rappresenta e ci identifica.
Resta in una memoria ogni nostra azione, una memoria comunitaria che è nostro dovere conservare e tradurre, affinché il nostro presente sia attesa, e prosegua nella libertà il cammino di una comunità che è fatta di pietre, vecchie e nuove, vicine e lontane, lisce e ruvide, ma comunque nostre.