Autore: Francesco Tranquilli.
L’haiku è una forma di poesia giapponese che si estende su 17 more (sillabe brevi). Questo la rende ancora più intraducibile di altre forme poetiche, vincolata com’è a una brevità rigida e quindi tanto più significativa. L’amore/odio per la traduzione, e la creatività che vive fra l’accettare e il superare i vincoli, mi hanno portato a scriverne 180 in tutte le lingue che frequento. A quanto ne so, questa è la prima raccolta di haiku poliglotta (italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, più uno in napoletano), che sia mai stata pubblicata.
Siccome questi haiku non sono nati come semplice gioco letterario, ma hanno seguito gli umori, il tempo e i giorni dell’autore, si sono presi molte libertà rispetto alle leggi poetiche del paese di origine. Per esempio, pochi haiku di questo libro contengono un kigo, un riferimento alla stagione. In compenso, ce ne sono di ogni altro genere: narrativi, a dialogo, a tema, e diversi sono multilingue, in cerca di assonanze o risonanze babeliche.
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Autore: Maura Marziali Perché, mi chiederete, un epistolario? La lettera, tra le forme di comunicazione, resta una delle cose più belle. Oggi si è persa l’abitudine di prendere un foglio in mano e affidare alla carta le emozioni, le notizie pensando, mentre si scrive, alla persona che è lontana e si vuole raggiungere. Io mi sono rivolta spessissimo agli amici scrivendo. A distanza di anni mi è capitato di rileggere una lettera rimasta tra le pagine di un libro, così ho riscoperto sentieri lontani, con una gioia grande ed ho apprezzato di aver affidato alla carta le emozioni del momento.
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Autore: Virginia Di Saverio Con questo suo libro Virginia Di Saverio, stravolgere il concetto di attesa, spesso percepito come un attendere passivo, un trascorrere inesorabile del tempo. L’attesa che queste 160 poesie indagano è un’attesa propositiva, viva e vivace, è la forza silenziosa della volontà. Il desiderio ardente di chi sa che i primo cambiamento è il frutto di un’azione mentale, di una scelta pensata e agita. In questa dimensione dell’anima, attendere non vuol dei equidi aspettare, vuol dire essere attenti a ciò che il mondo ci riserva, stare concentrati sui particolari, sui segni che il cosmo ci manda. Sono questi segni, questi momenti che ci indicano il dove e il come, il perché in questa dimensione animata non è necessario saperlo, lo diventerà in seguito. In fondo ogni scelta di libertà porta con se un margine di rischio ed incertezza. Ecco allora che l’attesa diventa la metabolizzazione consapevole del cambiamento. Gli occhi delle donne dipinte, le parole delle poesie scritte, non lasciano mai un vuoto, non sono un pianto smorzato, anzi, sono la prova viva di un atto di coraggio, del suo personale atto di coraggio, nel voler seguire ciò che sente più vicino a quello che lei è: la sua Arte. #Domenico Capponi