Autore: Simone Campana.
In un mercato che ci incita all’omologazione, la poesia non può essere consumabile, come direbbe Pasolini, o un feticcio che non è espressione di alcuna voce, come direbbe Marx. Vuol dire abbracciare un linguaggio antico e oscuro che sfida la realtà sensibile. La fanciulla di Damasco non vuole derivare la poesia dall’esperienza, ma fare esperienza della poesia. Il titolo è una rielaborazione delle denominazioni con cui è nota la Nigella Damascena: questo attraente fiore velenoso ci avvicina al cuore pulsante della follia. “Andar per morte scioglie i nastri / e in un attimo tutti i profumi liberati: / mi afferrano come piccoli cappi” vuol dire fare esperienza di ciò che non ci rassicura o non è mai cominciato. Lo stile è libero, il verbo ha urgenza di esprimersi con un linguaggio opportunamente trasandato. Sopra le parole si muovono immagini e suggestioni che incanalano l’autore verso un autentico viaggio all’inferno dell’anima per giungere a nuovi sistemi di giudizio.