È stato da poco pubblicato il libro della giornalista rivolese Bruna Bertolo “Donne del Risorgimento. Le eroine invisibili dell’Unità d’Italia”: 430 pagine che raccontano il difficile e importante ruolo delle donne nella costruzione della nostra nazione. Il libro mette in risalto figure note come Anita Garibaldi e Cristina di Belgioioso, oltre a quelle meno conosciute come le combattenti delle Cinque Giornate di Milano, le giornaliste straniere Margareth Fuller e Jessie White Mario, le poetesse Giannina Milli e Giulia Molino Colombini.

In occasione dell’8 marzo e in previsione del prossimo 17 marzo, mi sembrava doveroso lasciare un ricordo di tutte quelle donne che, quanto e come gli uomini, hanno dato un loro valido contributo all’Unità dell’Italia.

Nella nostra Provincia, nome poco ricordato è quello di Giulia Centurelli, una delle figure femminili maggiormente impegnate nel Risorgimento marchigiano.

Poetessa, insegnante e pittrice, nasce in Ascoli il 31 ottobre del 1832. Entra a far parte dell’Apostolato Dantesco, associazione patriottica ascolana, sorta nel 1855. Scoperta dalla polizia l’attività clandestina dell’associazione, i suoi componenti vengono rinchiusi presso il Forte Malatesta, mentre la Centurelli è affidata alle suore e trascorre un anno di reclusione presso l’Ospedale Civile. Si trasferisce poi a Roma dove insegna nella Scuola Superiore femminile. Muore il 24 gennaio del 1872.

Pur rimanendo fedele agli abiti femminili, senza il bisogno di tagliarsi i capelli e imbracciare il fucile come Anita Garibaldi, la Centurelli ha dato un contributo sostanziale alla ribellione contro l’oppressore, foraggiando gli ideali di libertà e di unità professati dai padri del Risorgimento. È stata in grado di reagire e ribellarsi attraverso le parole, protagoniste di una poesia semplice ma vitale, profonda e sentita. A pochi giorni dalla sua morte, un giornale scrisse di lei “eruditissima dei grandi poeti italiani, nata a sentirne vivamente ogni bellezza, molti versi scrisse anch’essa con elegante facilità e molti ne vide lodati e riprodotti nei più autorevoli giornali italiani”.

Di seguito un assaggio della sua poesia con il componimento dal titolo “Rendimento di grazie nel giorno della riscossa” del 19 settembre 1860

Lode al Signor, che dopo tanto affanno
Rivolge un guardo di pietade a noi.
Sorgendo al grido che
mandar nel danno
I figli suoi!
Col braccio steso, con la man possente,
Con noi fu sempre nelle pugne il Dio,
E il figlio indegno della franca gente
Dannò all’oblio!
“Come l’arena quando il turbo spira”
Andar disperse le villane squadre
Volgean le terga e si mordean per ira
Le mani ladre!
Per oltre a’ monti ricacciar lo strano
Li accordi il cielo ma medesma possa,
Fede e valore, e la divina mano
Non sia rimossa!

Simona Del Gran Mastro