Quale miglior personaggio per dare il via al nostro blog se non Pasolini, così profondamente amato e odiato, acerrimamente criticato e difeso. Qui vogliamo proporlo nell’insolita chiave di regista-pittore-cattolico, sperando che possa incuriosire tutti coloro che leggeranno il pezzo.

Pasolini: cinema, pittura, religione e psicologia

Chi l’avrebbe mai detto che un Rosso Fiorentino, uno Jacopo Pontormo, un Piero della Francesca, ma anche un Masaccio, Botticelli, Giotto e molti altri trovassero vita al di fuori della pittura, la forma d’arte che li ha resi grandi e venissero apprezzati anche attraverso mezzi artistici più all’avanguardia come il cinema? Il merito va allo scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini che per l’allestimento scenografico de “La ricotta” (film del 1963) e “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), ha tratto ispirazione dai dipinti di questi grandi artisti creando dei plan-tableaux (inquadrature che ripropongono in maniera del tutto simile un’opera pittorica).

“Contaminazione”: Pasolini, nel suo essere eclettico, irriverente, inconsciamente cattolico, estremo e provocatore, ha creato un pastiche di generi, forme, stili, arti che hanno catturato l’interesse di Arianna Pomozzi, autrice di “La Passione di Pier Paolo Pasolini. La Ricotta e Il Vangelo secondo Matteo”, edito da Otium Edizioni. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, l’autrice ha fornito un’analisi delle analogie tra l’arte pasoliniana e la pittura di alcuni dei più importanti artisti italiani e non.

La grande pittura è stata da sempre musa ispiratrice dell’immagine cinematografica e Pasolini uno dei maggiori pittori del cinema italiano. Merito del regista, quello di riscattare i film sulla Passione di Cristo, che, prima di allora, non erano altro che poco ambiziosi “film di genere”, finalizzati a scopi puramente commerciali.

Risulta buffo che la libertà di riscrittura e interpretazione di cui si è avvalso Pasolini abbia mosso critiche tra i laici e riscosso favori nel clero. Solo attraverso un cinema autoriflessivo, soggettivo e non sempre ortodosso come quello pasoliniano passa la vera spiritualità, ricacciando dall’alone di mitizzazione il personaggio di Cristo e proponendo all’uomo moderno non le risposte, ma nuovi e importanti interrogativi per un’introspezione più profonda del sé.