Cino Del Duca nasce povero nelle Marche nel 1899 e attraversa il Novecento da protagonista. Comincia come venditore di dispense porta a porta, fino alla fondazione della sua casa editrice: è un visionario che sente prima degli altri i sogni di un’Italia in trasformazione. Inventore del fotoromanzo, pioniere del gossip, editore popolare, produttore cinematografico e mecenate, costruisce un ponte culturale tra Italia e Francia. Fonda «Il Giorno» insieme a Enrico Mattei, rilancia il «Paris-Journal» e produce capolavori del cinema europeo. Figura geniale, instancabile, Del Duca è il simbolo della rivincita degli italiani all’estero e della cultura popolare del dopoguerra. Questa è la sua storia: la storia di un uomo che ha rivoluzionato l’editoria e i media nel cuore del XX secolo, guidato da una passione e legato a due nazioni.
Cino Del Duca. Una passione, due nazioni
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Descrizione
Pacifico, il maggiore e il più intelligente dei quattro figli di Giosuè – piccolo commerciante di provincia, nato a Montedinove, in provincia di Ascoli Piceno, che pagherà amaramente le sue convinzioni garibaldine con continui rovesci finanziari – dovrà lasciare gli studi, per cominciare a lavorare a soli tredici anni. Cino però, nato nel 1899, è già uno straordinario imprenditore di sé stesso: farà di tutto per mantenersi e aiutare la famiglia, girando le Marche come fattorino, piazzista di libri e soprattutto di romanzi popolari a dispense, fino a quando, compiuti i diciotto anni, non sarà costretto a partire per la Grande Guerra. Tornato decorato e assunto dalle Ferrovie, a causa della sua militanza socialista si guadagnerà un confino ad Agropoli (nel 1921) e un licenziamento – perché sovversivo – nel 1923.
Si trasferirà quindi prima a Pavia e poi a Milano, dove dal ’24 al ’29 lavorerà per un altro editore, Lotario Vecchi, sempre vendendo dispense porta a porta, fino a quando nel 1929, coinvolgendo tutta la sua famiglia, creerà La Moderna – poi Casa Editrice Universo – con una tipografia di proprietà.
Il rivoluzionario Cino, divenuto imprenditore e padroncino (ben quaranta operai), resterà comunque antifascista. Riesce a sfruttare due settori – l’editoria rosa e quella per ragazzi – anzi, addirittura a stravolgerli. In questi ambiti, infatti, riesce a ottenere profitti senza chinarsi platealmente a Mussolini.
Del Duca non ha i soldi per pagare giornalisti e scrittori famosi e quindi se li inventa: «Si offre la pubblicazione a Giovani Abilissimi Scrittori». Grazie a questo annuncio, ne scoprirà moltissimi: giovani, e non solo, scrittori, ma anche disegnatori e dirigenti. La prima a rispondere all’appello è una donna, Luciana Peverelli, che lo accompagnerà per mezzo secolo in questa avventura, lavorando alle sue creature più importanti. Peverelli esordisce con un libro a dispense, «Cuore Garibaldino», un romanzone chiaramente ispirato all’epopea di Giosuè Del Duca.
Ma è attraverso l’intuizione di Cino Del Duca che prendono vita alcuni dei suoi progetti più innovativi, i veri colpi di genio: i primi giornali per ragazzi non “confessionali”. «Il Monello» nasce nel ’33, «Intrepido» nel ’35, e vivranno fino agli anni Novanta, formando generazioni di ragazzi, mentre la presse du coeur, attraverso il fotoromanzo, assolverà un compito educativo importantissimo: non solo divertire, ma insegnare addirittura a “vivere la modernità” a milioni di donne, dall’educazione sentimentale all’igiene personale.
Nel ’38, dopo il fallimento (forse fittizio per sfuggire al regime) della sua casa editrice italiana, Cino Del Duca si trasferisce in Francia, dove riesce a stampare e a diffondere i suoi giornali anche sotto il regime di Vichy, conducendo un doppio gioco pericolosissimo che gli varrà, a guerra finita, la Legion d’Onore, la Croce di Guerra e la Médaille de la Reconnaissance Française.
La sua nuova impresa era stata battezzata Les Editions Mondiales, e mondiale lo sarebbe diventata davvero: nel Dopoguerra, «Nous Deux» in Francia, come «Grand Hotel» in Italia, tireranno un milione e duecentomila copie ciascuna.
Nel 1956 il cuore socialista di Del Duca si getta in una nuova avventura, stavolta italiana: la creazione di un quotidiano inedito: nasce «Il Giorno», diretto da Gaetano Baldacci, promosso insieme con un altro marchigiano, Enrico Mattei.
Il 19 settembre 1957, Del Duca – dopo essersi sganciato da «Il Giorno» – acquista «Franc-Tireur», ex giornale clandestino nato nel ’41, e lo trasforma in «Paris-Journal», con un lancio in grande stile. Un “rital”, come vengono chiamati con disprezzo gli italiani in Francia, che penetra e sconvolge il mondo dell’informazione quotidiana.
«Il miliardario con il cuore a sinistra, il Re della stampa rosa» s’impadronisce di una grande fetta della stampa quotidiana. È il salto di qualità mai riuscito in Italia.
Subito dopo, Del Duca diviene produttore cinematografico, lasciandoci alcuni tra i film più significativi della storia del cinema: L’Avventura di Antonioni, Il bell’Antonio di Bolognini e Accattone di Pasolini.
Cino del Duca muore alla vigilia del ’68. Forse sorriderebbe – come riportava la sua scheda segnaletica della polizia fascista: «espressione sorridente, segno della sua sicurezza» – osservando l’Italia di oggi, o meglio l’Europa, tanto smarrita e ormai priva di veri media cartacei.
Ci piace immaginare che avrebbe saputo muoversi con abilità anche nel mondo dei social.
Informazioni aggiuntive
A cura di | Paola Severini Melograni |
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ISBN | 9791256380794 |
Pagine | 256 |
Dimensione | 14×21 |