Questo volume nasce da più passioni, quella dell'autrice di tradurre una tradizione, di interpretarla ed esprimerla a parole, e poi, nasce dalla passione di chi quella tradizione la vive e la fa vivere. Tradurre senza tradire, potrebbe sembrare un gioco di parole, ma non è così, seppure la parola acconsente ad essere giocata, a farsi giocare, ecco allora che in quel ” vero dall'esse finto” diventa importante capire dove arriva la finzione, se questa si impossessa di un intero paese che, nella tradizione esprime se stesso, si interpreta ogni volta, come si allora a distinguere ciò che è, da ciò che non è? Lorenza Di Luca con questa sua ricerca ha cercato di portarci al di là di ciò che sappiamo e vediamo, e per farlo unico modo è stato quello di vivere la tradizione, ascoltare le voci, parlare, chiedere, correre, entusiasmarsi, perchè il Bove finto di Offida, è il trionfo dell'emozione, che non puoi comprendere se non ti lasci trasportare, se non fluisci con la folla, nella calca umana che lo rincorre, se non urli, se non lo sfidi, se non rischi di cadere, e rialzarti, tutto sembra quasi una metafora della vita. questa manifestazione non la comprendi se non ti scordi tutto una volta indossato il ” guazzarò”, e diventi ciò Che sei, energia viva, un corpo che fluisce e si fonde con una entità vera, che però appare essere finta. Il bove, questi confini tra vero e finto, non li conosce, li trascende, e FORse è proprio in questo la sua verità. Il volume ricostruisce con attenzione e meticolosa aderenza al reale l'evoluzione di questa manifestazione, e lo fa sia da un punto di vista storico, che antropologico, ma poi soprattutto da voce alle testimonianza di chi, negli anni ha mantenuto viva questa tradizione. Dai loro racconti è possibile comprendere come la manifestazione sia cambiata. ( tratto da testo Domenico Capponi )